European Resistance Archive/European Resistance Archive (ERA)
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Nasce in una famiglia di braccianti socialisti, chiamato Camillo come omaggio a Prampolini. A 19 anni viene sottoposte a torture per la mancata adesione a momenti collettivi fascisti. Dal marzo 1940 è in Jugoslavia con l’esercito italiano, e lì passa quasi tre anni, assistendo alle atrocità commesse dai suoi connazionali. Dopo l’8 settembre 1943 riesce a tornare in Italia assieme a 600 commilitoni, dopo un lungo viaggio. Arrivato a Reggio si nasconde, in quanto “disertore”, e pochi mesi dopo sale in montagna prendendo il nome di Mirko, omaggio a un resistente slavo conosciuto sotto le armi. Subito attivo fra Villa Minozzo e il modenese, partecipa a numerose azioni militari in Appennino, fra cui l’attacco al presidio fascista di Busana e alla battaglia dello Sparavalle del 10 giugno 1944. Nella Resistenza mette a frutto l’esperienza di guerra in Jugoslavia, anche come formatore per i ragazzi più giovani. Concluderà la guerra di liberazione con il grado di vicecomandante della 144 a Brigata Garibaldi.
Nasce in una famiglia di braccianti socialisti, chiamato Camillo come omaggio a Prampolini. A 19 anni viene sottoposte a torture per la mancata adesione a momenti collettivi fascisti. Dal marzo 1940 è in Jugoslavia con l’esercito italiano, e lì passa quasi tre anni, assistendo alle atrocità commesse dai suoi connazionali. Dopo l’8 settembre 1943 riesce a tornare in Italia assieme a 600 commilitoni, dopo un lungo viaggio. Arrivato a Reggio si nasconde, in quanto “disertore”, e pochi mesi dopo sale in montagna prendendo il nome di Mirko, omaggio a un resistente slavo conosciuto sotto le armi. Subito attivo fra Villa Minozzo e il modenese, partecipa a numerose azioni militari in Appennino, fra cui l’attacco al presidio fascista di Busana e alla battaglia dello Sparavalle del 10 giugno 1944. Nella Resistenza mette a frutto l’esperienza di guerra in Jugoslavia, anche come formatore per i ragazzi più giovani. Concluderà la guerra di liberazione con il grado di vicecomandante della 144 a Brigata Garibaldi.
Camillo Marmiroli was born into a family of socialist day labourers and was called Camillo in honour of Camillo Prampolini. At the age of 19, he was tortured because of his decision not to take part in fascist activities. In March, 1940, he was sent to Yugoslavia with the Italian army and stayed there for almost three years, becoming a witness of the atrocities carried out by his fellow nationals. After September 8th, 1943, he managed to get back to Italy after a long journey together with some 600 brothers in arms. When he reached Reggio Emilia he had to hide, being a deserter, and after a few months joined the partisans adopting the nickname Mirko, in honour of a Slavic resistance fighter he knew. He was immediately deployed in the area between Villa Minozzo and the province of Modena and took part in a number of military actions in the Apennines like the attack to the fascist outpost in Busana and the Sparavalle battle on June 10th, 1944. During his time in the resistance movement he took advantage of his military experience in the Yugoslav war, teaching a lot of young fighters the tactics of warfare. At the end of the liberation war he was appointed vice-commander of the 144th Garibaldi brigade.
History
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Camillo Marmiroli was born into a family of socialist day labourers and was called Camillo in honour of Camillo Prampolini. At the age of 19, he was tortured because of his decision not to take part in fascist activities. In March, 1940, he was sent to Yugoslavia with the Italian army and stayed there for almost three years, becoming a witness of the atrocities carried out by his fellow nationals. After September 8th, 1943, he managed to get back to Italy after a long journey together with some 600 brothers in arms. When he reached Reggio Emilia he had to hide, being a deserter, and after a few months joined the partisans adopting the nickname Mirko, in honour of a Slavic resistance fighter he knew. He was immediately deployed in the area between Villa Minozzo and the province of Modena and took part in a number of military actions in the Apennines like the attack to the fascist outpost in Busana and the Sparavalle battle on June 10th, 1944. During his time in the resistance movement he took advantage of his military experience in the Yugoslav war, teaching a lot of young fighters the tactics of warfare. At the end of the liberation war he was appointed vice-commander of the 144th Garibaldi brigade.Camillo Marmiroli was born into a family of socialist day labourers and was called Camillo in honour of Camillo Prampolini. At the age of 19, he was tortured because of his decision not to take part in fascist activities. In March, 1940, he was sent to Yugoslavia with the Italian army and stayed there for almost three years, becoming a witness of the atrocities carried out by his fellow nationals. After September 8th, 1943, he managed to get back to Italy after a long journey together with some 600 brothers in arms. When he reached Reggio Emilia he had to hide, being a deserter, and after a few months joined the partisans adopting the nickname Mirko, in honour of a Slavic resistance fighter he knew. He was immediately deployed in the area between Villa Minozzo and the province of Modena and took part in a number of military actions in the Apennines like the attack to the fascist outpost in Busana and the Sparavalle battle on June 10th, 1944. During his time in the resistance movement he took advantage of his military experience in the Yugoslav war, teaching a lot of young fighters the tactics of warfare. At the end of the liberation war he was appointed vice-commander of the 144th Garibaldi brigade.
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Nasce in una famiglia di braccianti socialisti, chiamato Camillo come omaggio a Prampolini. A 19 anni viene sottoposte a torture per la mancata adesione a momenti collettivi fascisti. Dal marzo 1940 è in Jugoslavia con l’esercito italiano, e lì passa quasi tre anni, assistendo alle atrocità commesse dai suoi connazionali. Dopo l’8 settembre 1943 riesce a tornare in Italia assieme a 600 commilitoni, dopo un lungo viaggio. Arrivato a Reggio si nasconde, in quanto “disertore”, e pochi mesi dopo sale in montagna prendendo il nome di Mirko, omaggio a un resistente slavo conosciuto sotto le armi. Subito attivo fra Villa Minozzo e il modenese, partecipa a numerose azioni militari in Appennino, fra cui l’attacco al presidio fascista di Busana e alla battaglia dello Sparavalle del 10 giugno 1944. Nella Resistenza mette a frutto l’esperienza di guerra in Jugoslavia, anche come formatore per i ragazzi più giovani. Concluderà la guerra di liberazione con il grado di vicecomandante della 144 a Brigata Garibaldi.Nasce in una famiglia di braccianti socialisti, chiamato Camillo come omaggio a Prampolini. A 19 anni viene sottoposte a torture per la mancata adesione a momenti collettivi fascisti. Dal marzo 1940 è in Jugoslavia con l’esercito italiano, e lì passa quasi tre anni, assistendo alle atrocità commesse dai suoi connazionali. Dopo l’8 settembre 1943 riesce a tornare in Italia assieme a 600 commilitoni, dopo un lungo viaggio. Arrivato a Reggio si nasconde, in quanto “disertore”, e pochi mesi dopo sale in montagna prendendo il nome di Mirko, omaggio a un resistente slavo conosciuto sotto le armi. Subito attivo fra Villa Minozzo e il modenese, partecipa a numerose azioni militari in Appennino, fra cui l’attacco al presidio fascista di Busana e alla battaglia dello Sparavalle del 10 giugno 1944. Nella Resistenza mette a frutto l’esperienza di guerra in Jugoslavia, anche come formatore per i ragazzi più giovani. Concluderà la guerra di liberazione con il grado di vicecomandante della 144 a Brigata Garibaldi.
Nasce in una famiglia di braccianti socialisti, chiamato Camillo come omaggio a Prampolini. A 19 anni viene sottoposte a torture per la mancata adesione a momenti collettivi fascisti. Dal marzo 1940 è in Jugoslavia con l’esercito italiano, e lì passa quasi tre anni, assistendo alle atrocità commesse dai suoi connazionali. Dopo l’8 settembre 1943 riesce a tornare in Italia assieme a 600 commilitoni, dopo un lungo viaggio. Arrivato a Reggio si nasconde, in quanto “disertore”, e pochi mesi dopo sale in montagna prendendo il nome di Mirko, omaggio a un resistente slavo conosciuto sotto le armi. Subito attivo fra Villa Minozzo e il modenese, partecipa a numerose azioni militari in Appennino, fra cui l’attacco al presidio fascista di Busana e alla battaglia dello Sparavalle del 10 giugno 1944. Nella Resistenza mette a frutto l’esperienza di guerra in Jugoslavia, anche come formatore per i ragazzi più giovani. Concluderà la guerra di liberazione con il grado di vicecomandante della 144 a Brigata Garibaldi.