European Resistance Archive/European Resistance Archive (ERA)
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Ivo Srcnik è nato il 19 aprile 1924 a Šentjanž (Rečici ob Savinji), Slovenia, cattolico. Prima della seconda guerra mondiale, Ivan Srčnik era un membro della SKOJ, l'Associazione dei Giovani Comunisti della Jugoslavia. Dopo l'occupazione tedesca della Bassa Stiria, fu mobilitato con la forza nell'esercito tedesco nel 1942 e inviato al fronte russo. Fu catturato dall'Armata Rossa a Bakaleja. Alla fine di dicembre 1943, lasciò il campo di prigionia di Kolomina e, come combattente del battaglione jugoslavo, si diresse verso il suo Paese. Ha combattuto in Jugoslavia al fronte come membro del Movimento di Resistenza Jugoslavo fino alla liberazione.
Ivo Srcnik è nato il 19 aprile 1924 a Šentjanž (Rečici ob Savinji), Slovenia, cattolico. Prima della seconda guerra mondiale, Ivan Srčnik era un membro della SKOJ, l'Associazione dei Giovani Comunisti della Jugoslavia. Dopo l'occupazione tedesca della Bassa Stiria, fu mobilitato con la forza nell'esercito tedesco nel 1942 e inviato al fronte russo. Fu catturato dall'Armata Rossa a Bakaleja. Alla fine di dicembre 1943, lasciò il campo di prigionia di Kolomina e, come combattente del battaglione jugoslavo, si diresse verso il suo Paese. Ha combattuto in Jugoslavia al fronte come membro del Movimento di Resistenza Jugoslavo fino alla liberazione.
Male, born on 19th of April, 1924 in Šentjanž (Rečici ob Savinji), Slovenia, Catholic. Prior to WWII, Ivan Srčnik was a member of the SKOJ, the association of young communists of Yugoslavia. Following the German occupation of Lower Styria, he was forcibly mobilized in the German Army in 1942 and sent to the Russian front. He was captured by the Red Army in Bakaleja. At the end of December 1943, he left the POW camp at Kolomina and, as a combatant of the Yugoslav battalion, headed towards Yugoslavia. He fought on the Yugoslav front as a member of the Yugoslav resistance movement up to the liberation. -
Lipej Kolenik was born on the 22.9.1925 in Margarethen near Bleiburg/Šmarjeta pri Pliberku. He had his first contact with partisans in spring 1943. He did courier jobs. In August 1943, he had to go to the Wehrmacht; firstly, to be trained, but soon he was transtered to Slovenia and in the end of 1943 to the Italian front. Here he got heavy frostbites on his feet and was moved to several military hospitals, in the end to Klagenfurt. On the occasion of a visit on the farm of his parents, he deserted to the partisans. He was active in various units. In March, he was severely wounded and witnessed the liberation hidden in a bunker, with hardly any medical support. After war he was unemployed and stayed politically active. He was repeatedly arrested and imprisoned. He is chairman of the Carinthian partisan association.
Lipej Kolenik was born on the 22.9.1925 in Margarethen near Bleiburg/Šmarjeta pri Pliberku. He had his first contact with partisans in spring 1943. He did courier jobs. In August 1943, he had to go to the Wehrmacht; firstly, to be trained, but soon he was transtered to Slovenia and in the end of 1943 to the Italian front. Here he got heavy frostbites on his feet and was moved to several military hospitals, in the end to Klagenfurt. On the occasion of a visit on the farm of his parents, he deserted to the partisans. He was active in various units. In March, he was severely wounded and witnessed the liberation hidden in a bunker, with hardly any medical support. After war he was unemployed and stayed politically active. He was repeatedly arrested and imprisoned. He is chairman of the Carinthian partisan association.
Lipej Kolenik was born on the 22.9.1925 in Margarethen near Bleiburg/Šmarjeta pri Pliberku. He had his first contact with partisans in spring 1943. He did courier jobs. In August 1943, he had to go to the Wehrmacht; firstly, to be trained, but soon he was transtered to Slovenia and in the end of 1943 to the Italian front. Here he got heavy frostbites on his feet and was moved to several military hospitals, in the end to Klagenfurt. On the occasion of a visit on the farm of his parents, he deserted to the partisans. He was active in various units. In March, he was severely wounded and witnessed the liberation hidden in a bunker, with hardly any medical support. After war he was unemployed and stayed politically active. He was repeatedly arrested and imprisoned. He is chairman of the Carinthian partisan association. -
Vincent è cresciuto tra la classe operaia comunista e il padre lo porta presto con sé in diverse manifestazioni. Appena può, si unisce al Movimento Giovanile Comunista. Dopo la sconfitta ("la débâcle") del giugno 1940 torna a Nanterre. Qui partecipa attivamente in azioni politiche, come la riproduzione e distribuzione di volantini e manifesti. Fa parte delle «Forze unies de la jeunesse patriotique (FUJP)», le Forze Unite della Gioventù Patriottica, un movimento giovanile di orientamento politico e religioso. Nel 1942 entra in clandestinità, poiché si rifiuta di partire per i lavori forzati in Germania. Ma il carattere delle sue attività muterà quando entra a far parte dei Francs-Tireurs et Particants (FTP) (cecchini e partecipanti) diventando responsabile della sicurezza dei compagni, attivi in apparizioni pubbliche. Come FTP-FFI è responsabile dell'incolumità del sindaco comunista, Raymond Barbet, durante la liberazione di Nanterre il 21 agosto 1944 e poi assiste alla caduta della fortezza di Mont Valérien. Vincent viene smobilitato nel giugno del 1945. Dopo la guerra ritorna a Nanterre e riprende l'antico mestiere di meccanico nella fabbrica Simca. Ma viene licenziato nel 1947. Dal 1954 al 1966 dirige il Dipartimento di Educazione Fisica e Infanzia. Nel 1966 inizia a lavorare nell'ufficio della Federazione del Lavoro Sport e Ginnastica (FSGT) fino al suo pensionamento nel 1980. Per tutto questo tempo continua la sua attività di rappresentante locale nel comune. Oggi è Presidente della sezione ANACR nel dipartimento dell'Alta Senna. Visita le scuole insieme agli ex deportati per raccontare la sua esperienza di combattente della Resistenza.
Vincent è cresciuto tra la classe operaia comunista e il padre lo porta presto con sé in diverse manifestazioni. Appena può, si unisce al Movimento Giovanile Comunista. Dopo la sconfitta ("la débâcle") del giugno 1940 torna a Nanterre. Qui partecipa attivamente in azioni politiche, come la riproduzione e distribuzione di volantini e manifesti. Fa parte delle «Forze unies de la jeunesse patriotique (FUJP)», le Forze Unite della Gioventù Patriottica, un movimento giovanile di orientamento politico e religioso. Nel 1942 entra in clandestinità, poiché si rifiuta di partire per i lavori forzati in Germania. Ma il carattere delle sue attività muterà quando entra a far parte dei Francs-Tireurs et Particants (FTP) (cecchini e partecipanti) diventando responsabile della sicurezza dei compagni, attivi in apparizioni pubbliche. Come FTP-FFI è responsabile dell'incolumità del sindaco comunista, Raymond Barbet, durante la liberazione di Nanterre il 21 agosto 1944 e poi assiste alla caduta della fortezza di Mont Valérien. Vincent viene smobilitato nel giugno del 1945. Dopo la guerra ritorna a Nanterre e riprende l'antico mestiere di meccanico nella fabbrica Simca. Ma viene licenziato nel 1947. Dal 1954 al 1966 dirige il Dipartimento di Educazione Fisica e Infanzia. Nel 1966 inizia a lavorare nell'ufficio della Federazione del Lavoro Sport e Ginnastica (FSGT) fino al suo pensionamento nel 1980. Per tutto questo tempo continua la sua attività di rappresentante locale nel comune. Oggi è Presidente della sezione ANACR nel dipartimento dell'Alta Senna. Visita le scuole insieme agli ex deportati per raccontare la sua esperienza di combattente della Resistenza.
Vincent grows up in the Communist working class, his father soon takes him along to different demonstrations. As soon as he can, he joins the Communist Youth Movement. After the defeat (la débâcle) in June 1940 he returns to Nanterre. Upon his return to Nanterre he participates in political actions, as the reproduction and distribution of leaflets and posters. He is part of the « Forces unies de la jeunesse patriotique (FUJP) », the United Forces of the Patriotic Youth, a youth movement of political and religious orientation. In 1942 he goes underground, as he refuses to leave for forced labour in Germany. The character of his activities change, he becomes part of the Francs-Tireurs et Particants (FTP) (snipers and participants) and is responsible for the safety of the comrades that have public appearances. As an FTP-FFI he is responsible for the safety of the Communist mayor, Raymond Barbet, during the liberation of Nanterre on August 21st, 1944 and then assists during the fall of the fortress Mont Valérien. Vincent is demobilised in June 1945. After the war he returns to Nanterre and takes up his former profession as a mechanic in the Simca factory. But he is fired in 1947. From 1954 to 1966 he is head of the department childhood and physical education. In 1966 he begins to work in the office of the Sports and Gymnastics Labor Federation (FSGT) until his retirement in 1980. Throughout this time he keeps up his activities as a local representative in the municipality.Today he is the president of the ANACR section in the Hauts-Seine department. He visits schools together with former deportees to relate his experience as a former resistance fighter. -
Carlo Porta nasce a Gavasseto di Reggio Emilia il 18 maggio 1919 da una famiglia numerosa di braccianti agricoli e di orientamento socialista prampoliniano. Già a sedici anni milita nel Partito Socialista e è attivo nel Soccorso Rosso dove raccoglie piccole somme o beni di consumo destinati ai combattenti repubblicani in Spagna. Si impiega poi come operaio presso le Officine meccaniche Reggiane, industria bellica durante il regime di Mussolini, e nel 1938 è costretto a partire per la leva militare. Durante il servizio militare viene scoperta la sua militanza antifascista: è quindi arrestato e tradotto nelle carceri di Civitavecchia, Regina Coeli, Reggio Emilia e Castelfranco Emilia. Subisce il processo sommario presso il Tribunale speciale per la difesa dello Stato dove viene condannato a tre anni di confino presso la colonia penale di Pisticci (MT) in Basilicata. Al confino conosce importanti membri del Partito Comunista d'Italia che contribuiranno alla sua formazione politica. Dopo aver scontato i tre anni di detenzione ritorna a Reggio Emilia e dopo qualche mese è nuovamente richiamato dal Regio Esercito e inviato, con le truppe italiane di occupazione, in Albania. L'8 settembre 1943 lo coglie proprio qui dove viene catturato dai tedeschi e, inviato rinchiuso nei carri bestiame, nei campi di prigionia in Germania. Dopo sedici giorni di viaggio raggiunge la sua prima destinazione come IMI (Internato Militare Italiano) nel campo di smistamento di Neubrandenburg e imprigionato con il numero 108 481. E' liberato nel campo di Wickede vicino a Dortmund due anni dopo.
Carlo Porta nasce a Gavasseto di Reggio Emilia il 18 maggio 1919 da una famiglia numerosa di braccianti agricoli e di orientamento socialista prampoliniano. Già a sedici anni milita nel Partito Socialista e è attivo nel Soccorso Rosso dove raccoglie piccole somme o beni di consumo destinati ai combattenti repubblicani in Spagna. Si impiega poi come operaio presso le Officine meccaniche Reggiane, industria bellica durante il regime di Mussolini, e nel 1938 è costretto a partire per la leva militare. Durante il servizio militare viene scoperta la sua militanza antifascista: è quindi arrestato e tradotto nelle carceri di Civitavecchia, Regina Coeli, Reggio Emilia e Castelfranco Emilia. Subisce il processo sommario presso il Tribunale speciale per la difesa dello Stato dove viene condannato a tre anni di confino presso la colonia penale di Pisticci (MT) in Basilicata. Al confino conosce importanti membri del Partito Comunista d'Italia che contribuiranno alla sua formazione politica. Dopo aver scontato i tre anni di detenzione ritorna a Reggio Emilia e dopo qualche mese è nuovamente richiamato dal Regio Esercito e inviato, con le truppe italiane di occupazione, in Albania. L'8 settembre 1943 lo coglie proprio qui dove viene catturato dai tedeschi e, inviato rinchiuso nei carri bestiame, nei campi di prigionia in Germania. Dopo sedici giorni di viaggio raggiunge la sua prima destinazione come IMI (Internato Militare Italiano) nel campo di smistamento di Neubrandenburg e imprigionato con il numero 108 481. E' liberato nel campo di Wickede vicino a Dortmund due anni dopo.
Carlo Porta was born in Gavasseto di Reggio Emilia on May 18, 1919, into a large family of farm workers who followed the socialist ideas of Camillo Prampolini. At the age of sixteen he was already an active member of the Socialist Party, taking part in the International Red Relief by collecting small amounts of money or goods for the Republican fighters in Spain. After being employed as a factory worker at Officine Meccaniche Reggiane, an engineering plant that manufactured armaments during Mussolini’s regime, in 1938 he is called up for military service. While in the Army, authorities find out about his antifascist militancy: he is arrested and imprisoned in Civitavecchia, Regina Coeli (Rome), Reggio Emilia and Castelfranco Emilia. Perfunctorily judged by the Special Tribunal for National Security, he is sentenced to three years’ confinement in the farming penal colony of Pisticci (Matera), in the region of Basilicata. While in confinement, he meets chief figures of the Italian Communist Party, whose teachings would contribute to mould his political beliefs. At the end of the three years of confinement he returns to Reggio Emilia, but a few months later he is called to the Army again and sent to Albania with the Italian occupation forces. He is in Albania on the 8th of September of 1943, the day of the Armistice: captured by the Germans, he is sent to internment camps in Germany in stock wagons. He reaches his first destination after sixteen days and is interned as a IMI (Italian Interned Soldier) in the marshalling camp of Neubrandenburg. His identification number was 108 481. He is freed only two years later, while in the Wickede camp, near Dortmund. -
Nasce in una famiglia di braccianti socialisti, chiamato Camillo come omaggio a Prampolini. A 19 anni viene sottoposte a torture per la mancata adesione a momenti collettivi fascisti. Dal marzo 1940 è in Jugoslavia con l’esercito italiano, e lì passa quasi tre anni, assistendo alle atrocità commesse dai suoi connazionali. Dopo l’8 settembre 1943 riesce a tornare in Italia assieme a 600 commilitoni, dopo un lungo viaggio. Arrivato a Reggio si nasconde, in quanto “disertore”, e pochi mesi dopo sale in montagna prendendo il nome di Mirko, omaggio a un resistente slavo conosciuto sotto le armi. Subito attivo fra Villa Minozzo e il modenese, partecipa a numerose azioni militari in Appennino, fra cui l’attacco al presidio fascista di Busana e alla battaglia dello Sparavalle del 10 giugno 1944. Nella Resistenza mette a frutto l’esperienza di guerra in Jugoslavia, anche come formatore per i ragazzi più giovani. Concluderà la guerra di liberazione con il grado di vicecomandante della 144 a Brigata Garibaldi.
Nasce in una famiglia di braccianti socialisti, chiamato Camillo come omaggio a Prampolini. A 19 anni viene sottoposte a torture per la mancata adesione a momenti collettivi fascisti. Dal marzo 1940 è in Jugoslavia con l’esercito italiano, e lì passa quasi tre anni, assistendo alle atrocità commesse dai suoi connazionali. Dopo l’8 settembre 1943 riesce a tornare in Italia assieme a 600 commilitoni, dopo un lungo viaggio. Arrivato a Reggio si nasconde, in quanto “disertore”, e pochi mesi dopo sale in montagna prendendo il nome di Mirko, omaggio a un resistente slavo conosciuto sotto le armi. Subito attivo fra Villa Minozzo e il modenese, partecipa a numerose azioni militari in Appennino, fra cui l’attacco al presidio fascista di Busana e alla battaglia dello Sparavalle del 10 giugno 1944. Nella Resistenza mette a frutto l’esperienza di guerra in Jugoslavia, anche come formatore per i ragazzi più giovani. Concluderà la guerra di liberazione con il grado di vicecomandante della 144 a Brigata Garibaldi.
Camillo Marmiroli was born into a family of socialist day labourers and was called Camillo in honour of Camillo Prampolini. At the age of 19, he was tortured because of his decision not to take part in fascist activities. In March, 1940, he was sent to Yugoslavia with the Italian army and stayed there for almost three years, becoming a witness of the atrocities carried out by his fellow nationals. After September 8th, 1943, he managed to get back to Italy after a long journey together with some 600 brothers in arms. When he reached Reggio Emilia he had to hide, being a deserter, and after a few months joined the partisans adopting the nickname Mirko, in honour of a Slavic resistance fighter he knew. He was immediately deployed in the area between Villa Minozzo and the province of Modena and took part in a number of military actions in the Apennines like the attack to the fascist outpost in Busana and the Sparavalle battle on June 10th, 1944. During his time in the resistance movement he took advantage of his military experience in the Yugoslav war, teaching a lot of young fighters the tactics of warfare. At the end of the liberation war he was appointed vice-commander of the 144th Garibaldi brigade. -
Ulisse Gilioli nasce a Montecavolo di Quattro Castella il 26 maggio 1921 in una famiglia contadina. Ulisse compie i primi studi presso la scuola convitto dei Salesiani a Montechiarugolo (PR), poi è autodidatta fino a che non si impiega presso la Capolo dove lavora per brevi periodi. A Montecchio stringe amicizia con altri giovani insofferenti verso il regime fascista. Nel 1939-40 lavora a Roma presso il Ministero della Marina Mercantile, che deve lasciare per fare il militare. All’inizio della guerra partecipa come aviere ad azioni militari nelle isole del Mediterraneo. L’8 settembre 1943 è di stanza a Milano da dove fugge per tornare a Montecchio e salire poi in montagna insieme al fratello Guerrino e altri compagni. Col nome di battaglia di Orazio combatte sui monti di Villa Minozzo e a queste esperienze si ispira per scrivere racconti partigiani e poesie. Insieme a Lando Landini e a Davide Valeriani sarà fra i redattori de Il Volontario della Libertà e Il Garibaldino da diffondere fra resistenti e i civili in montagna.
Ulisse Gilioli nasce a Montecavolo di Quattro Castella il 26 maggio 1921 in una famiglia contadina. Ulisse compie i primi studi presso la scuola convitto dei Salesiani a Montechiarugolo (PR), poi è autodidatta fino a che non si impiega presso la Capolo dove lavora per brevi periodi. A Montecchio stringe amicizia con altri giovani insofferenti verso il regime fascista. Nel 1939-40 lavora a Roma presso il Ministero della Marina Mercantile, che deve lasciare per fare il militare. All’inizio della guerra partecipa come aviere ad azioni militari nelle isole del Mediterraneo. L’8 settembre 1943 è di stanza a Milano da dove fugge per tornare a Montecchio e salire poi in montagna insieme al fratello Guerrino e altri compagni. Col nome di battaglia di Orazio combatte sui monti di Villa Minozzo e a queste esperienze si ispira per scrivere racconti partigiani e poesie. Insieme a Lando Landini e a Davide Valeriani sarà fra i redattori de Il Volontario della Libertà e Il Garibaldino da diffondere fra resistenti e i civili in montagna.
Ulisse Gilioli was born in Montecavolo near Quattro Castella in the province of Reggio Emilia on May 26th, 1921 into a peasant family. Ulisse studied at the Salesians in Montechiarugolo near Parma and then as an autodidact until he started working at Capolo, where he worked for short periods. In Montecchio he became friends with some other young people united by the aversion to the fascist regime. In 1939-40 he worked in Rome at the Ministry of Transport until he had to start military service. At the beginning of the war he took part in military actions as an airman on the Mediterranean islands. On September 8th, 1943 he was on duty in Milano from where he fled to return to Montecchio. He later joined his brother Guerrino and other fellows in the mountains. With the nickname Orazio he fought on the mountains near Villa Minozzo and took the inspiration from these episodes for writing partisan stories and poems. Together with Lando Landini and Davide Valeriani he wrote in the journals “Il Volontario della Libertà” and “Il Garibaldino” that were read among the resistance fighters and civilians in the mountains. -
Francesco Bertacchini nasce il 24 giugno 1926 a Reggio Emilia. Da giovane apprendista presso un negozio di radio e grammofoni scopre il suo amore per la musica e la sua avversione al fascismo a causa delle restrizioni che un ragazzo subiva nella vita quotidiana. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, a soli 17 anni, assieme all’amico del cuore, sale in montagna a cercare “i ribelli” e ne diventa uno all’interno della 144° Brigata Garibaldi. Compirà azioni nella zona di Succiso e del Cerreto tentando sabotaggi alle pattuglie tedesche di stanza sulla SS63. Con il nome di battaglia di “Volpe” è operativo all’interno del distaccamento “Antifascista” e “Cervi” e, per una pura casualità, non sarà coinvolto nell’eccidio di Legoreccio del 17 novembre 1944 in cui vengono uccisi tutti i suoi compagni. Ha compiuto diverse azioni nella Val d’Enza e combattimenti fra Bibbiano, Barco e Cavriago. A causa dell’accerchiamento tedesco attraversa il fiume Enza nell’ottobre del ‘44 e passa prima nel territorio parmense e poi in quello piacentino. Partecipa alla liberazione di Parma e nella notte del 24 aprile ‘45 arriva finalmente nella sua Reggio ormai libera.
Francesco Bertacchini nasce il 24 giugno 1926 a Reggio Emilia. Da giovane apprendista presso un negozio di radio e grammofoni scopre il suo amore per la musica e la sua avversione al fascismo a causa delle restrizioni che un ragazzo subiva nella vita quotidiana. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, a soli 17 anni, assieme all’amico del cuore, sale in montagna a cercare “i ribelli” e ne diventa uno all’interno della 144° Brigata Garibaldi. Compirà azioni nella zona di Succiso e del Cerreto tentando sabotaggi alle pattuglie tedesche di stanza sulla SS63. Con il nome di battaglia di “Volpe” è operativo all’interno del distaccamento “Antifascista” e “Cervi” e, per una pura casualità, non sarà coinvolto nell’eccidio di Legoreccio del 17 novembre 1944 in cui vengono uccisi tutti i suoi compagni. Ha compiuto diverse azioni nella Val d’Enza e combattimenti fra Bibbiano, Barco e Cavriago. A causa dell’accerchiamento tedesco attraversa il fiume Enza nell’ottobre del ‘44 e passa prima nel territorio parmense e poi in quello piacentino. Partecipa alla liberazione di Parma e nella notte del 24 aprile ‘45 arriva finalmente nella sua Reggio ormai libera.
Francesco Bertacchini was born on June 24th, 1926 in Reggio Emilia. As a young apprentice in a radio and gramophone shop he discovered his love for music and his aversion to the fascist regime because of the restrictions he had to suffer from in his daily life. After the armistice of September 8th, 1943,aged 17 he and his best friend went to the mountains looking for the “rebels”. They were willing to become a rebel themselves and eventually succeeded, joining the 144th Garibaldi Brigade. Francesco took part in actions in the area of Succiso and Cerreto, attempting sabotage actions against the German troops on the road number 63. He was part of the “Antifascist” unit and of the “Cervi” unit with the nickname “Volpe” (“Fox”) and by pure chance was not involved in the Legoreccio massacre of November 17th, 1944, in which all his companions were killed. He took part in several actions in the Enza valley and in fights in Bibbiano, Barco and Cavriago. As he found himself surrounded by German troops he crossed the river Enza in October, 1944, and reached the territory of Parma first and Piacenza later. He took part in the Liberation of Parma and reached his home town Reggio Emilia in the night of April, 24th, 1944, when the city had already been liberated. -
Da bambini proteggevamo i partigiani; erano nostri amici e i tedeschi i nostri nemici.
Da bambini proteggevamo i partigiani; erano nostri amici e i tedeschi i nostri nemici.
We protected the partisans so much when we were kids; they were our friends and the Germans were our enemies. -
Uno disse: "farò una colletta". Usammo il danaro raccolto per la ›Rote Hilfe‹ (organo politico di soccorso).
Uno disse: "farò una colletta". Usammo il danaro raccolto per la ›Rote Hilfe‹ (organo politico di soccorso).
One said: »I´ll do some collecting.« We used the collected money for the ›Rote Hilfe‹ (political help organ). -
Getteresti deliberatamente una chiave inglese nei motori, fintanto che ti è possibile e finché puoi respirare.
Getteresti deliberatamente una chiave inglese nei motori, fintanto che ti è possibile e finché puoi respirare.
You would deliberately throw a spanner in the works, as long as you could and as long as you could breathe. -
Mah ucciso... sparato si è sparato, adesso sapere con precisione se li hai ammazzati...
Mah ucciso... sparato si è sparato, adesso sapere con precisione se li hai ammazzati...
Well, did I kill somebody... We did shoot, but then knowing if we killed them for sure is another story. -
La lotta partigiana sono stati 14 mesi pieni, una lotta continua, piena di tutte queste azioni e di morti.
La lotta partigiana sono stati 14 mesi pieni, una lotta continua, piena di tutte queste azioni e di morti.
That’s what the partisan struggle was about. Fourteen months more or less, constantly: these actions, these deaths. -
Quando eri condotto a un'indagine, quando non potevi più camminare, ti riportavano in cella.
Quando eri condotto a un'indagine, quando non potevi più camminare, ti riportavano in cella.
When you were taken to an investigation, when you could not walk any more, you were brought to the cell. -
Sono andato da una donna vista solo una volta nella mia vita. Era il mio punto di contatto. Mi ha detto: puoi salvare un bambino.
Sono andato da una donna vista solo una volta nella mia vita. Era il mio punto di contatto. Mi ha detto: puoi salvare un bambino.
I went to a lady that I saw once in my life. It was my contact spot. She said to me: you can save a child. -
Non ci volevano in un sabotaggio, eravamo troppo giovani. Le nostre autorità scout chiarirono così di non farci partecipare al sabotaggio.
Non ci volevano in un sabotaggio, eravamo troppo giovani. Le nostre autorità scout chiarirono così di non farci partecipare al sabotaggio.
They did not want us in sabotage, we were too young. Our scout authorities made it clear not to get us into sabotage. -
Non c'era un vero futuro per noi. Ma questo è ciò che rendeva più forti per entrare nella Resistenza e aiutare come potevi.
Non c'era un vero futuro per noi. Ma questo è ciò che rendeva più forti per entrare nella Resistenza e aiutare come potevi.
There was no real future for us. But that made you stronger to go into the resistance and help wherever you could. -
Siete giovani. Non combattere tra di voi. Siate collegiali. Siate amici perché non sapete come sarà il domani.
Siete giovani. Non combattere tra di voi. Siate collegiali. Siate amici perché non sapete come sarà il domani.
You are young people. Don’t fight with each other. Be collegial. Be friends because you don’t know what the tomorrow will be like. -
Per me è stata la mia università, la Resistenza. Perché ho imparato che io non mi sono mai trovato a disagio in tutta la vita.
Per me è stata la mia università, la Resistenza. Perché ho imparato che io non mi sono mai trovato a disagio in tutta la vita.
The Resistance for me was just like going to university. I learned to feel confident throughout my whole life. -
Ricordo perfettamente la frase di Strozzi: »La guerra per la povera gente non ha mai portato niente di buono«.
Ricordo perfettamente la frase di Strozzi: »La guerra per la povera gente non ha mai portato niente di buono«.
I remember Strozzi saying: »War has never brought anything good for the poor.« -
Che ne capivamo noi di politica? Nel fascismo tu dovevi solo leggere quello che ti davano, non avevi neanche il diritto di commentare.
Che ne capivamo noi di politica? Nel fascismo tu dovevi solo leggere quello che ti davano, non avevi neanche il diritto di commentare.
What did we know about politics? With fascism, you could only read what they gave to you, and you didn’t even have the right to make comments.